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IL TRAINING AUTOGENO CON BAMBINI ED ADOLESCENTI

Nello studio preso in esame è stato indagato l’effetto del training autogeno in bambini e adolescenti con disturbi emotivi e comportamentali. Hanno partecipato alla ricerca 50 soggetti (25 maschi e 25 femmine) con età  dai 6 ai 15 anni le cui lamentele principali erano: cefalea, disturbi del sonno, iperattività, problemi di attenzione e nervosismo.

Lo studio (1) si è concentrato su tre ipotesi:
– Il T.A. riduce i sintomi come riportato dai genitori nella Child Behavior Checklist (CBCL);
– Il T.A. riduce i disturbi somatici come riportato dai bambini nei questionari;
– Il T.A. riduce lo stress indotto da situazioni specifiche come rilevato dai questionari somministrati ai bambini.
Al T1 i bambini e i genitori hanno compilato dei questionari due settimane prima dell’applicazione del training autogeno ed è stato chiesto loro quale obiettivo credevano di poter raggiungere con questo tipo di trattamento. Gli obiettivi sono stati valutati su una scala a 3 punti (0= obiettivo fallito; 1= obiettivo parzialmente raggiunto e 2= obiettivo raggiunto completamente). Al T2 è stata fatta una valutazione dopo il trattamento nel gruppo sperimentale, mentre nel gruppo di controllo dopo il tempo di attesa.
La CBCL contiene 113 item valutati su una scala a 3 punti, da 0 a 2, raggruppati in nove tipologie di disturbi: ritiro sociale; disturbi somatici; ansia/depressione; problemi sociali; disturbo ossessivo-compulsivo; disturbi dell’attenzione; delinquenza; aggressività e altri sintomi. Sono state registrate due tipologie di punteggio: uno secondario (esternalizzazione e internalizzazione del disturbo) ed uno globale, frutto delle 9 scale dei disturbi.
Ai bambini è stata presentata la Giessen Subjective Complaint List for Children (GBB-KJ): è un questionario self-report sui disturbi fisici, costituito da 59 item in cui i bambini sono stati invitati ad indicare la frequenza del sintomo con una valutazione a 5 punti (mai/raramente/a volte/spesso/sempre), composto da 5 scale: esaurimento; disturbi gastrici; dolori agli arti; problemi circolatori e raffreddore.
Il terzo questionario somministrato è stato il Childhood Stress and Coping Questionnaire (SSK) che misura il livello dello stress e le capacità di coping in determinate situazioni su una scala a 4 punti (senza/alcuni/molto/molto stress).
Le sessioni di T.A. sono state 8, ognuna della durata di 30 minuti eseguita una volta a settimana. Ai bambini è stato dato il compito di svolgere a casa gli esercizi 1 o 2 volte a settimana e di compilare un foglio protocollo su cui annotare ciò che succedeva durante gli esercizi e con quali modalità venivano eseguiti.
Al T1 non sono state riscontrate differenze significative tra il gruppo sperimentale e di controllo. Dall’analisi statistica è stato possibile confermare la prima ipotesi, difatti, è stata riscontrata una diminuzione dei sintomi emotivi e comportamentali riguardanti le scale della CBCL ad eccezione delle sottoscale in problemi sociali e delinquenza. La seconda e terza ipotesi sono state respinte.

Questa indagine non è esente da limiti per la dimensione del campione; l’eterogeneità dei sintomi misurati; lo sfondo sociale e culturale ristretti; formazione del T.A. breve; effetto Rosenthal che potrebbe aver influenzato l’esito positivo della CBCL in T2. Per tutti questi motivi si rendono necessari ulteriori ricerche.
Nonostante non tutte le ipotesi siano state confermate e i limiti di questo studio, non possiamo negare l’utilità del training autogeno a livello preventivo su bambini e adolescenti che presentino disturbi emotivi e comportamentali a livello subclinico. Ciò non dovrebbe stupirci poiché il T.A. non pretende di essere una pratica sempre efficace né di curare tutti i disturbi, bensì va riconosciuto il suo ruolo nel predisporre il soggetto ad affrontare le sfide della vita con maturità e positività ed è una pratica preziosa se usata come approccio adiuvante alle cure standard.

Bibliografia

(1) Lutz Goldbeck, Katharina Schmid. Effectiveness of Autogenic Relaxation Training on Children and Adolescents With Behavioral and Emotional Problems. 2003. Journal of the American Academy of Child e Adolescent Psychiatry. Volume 42, Issue 9, pp. 1046-1054.

A cura della dott.ssa Emanuela Tufano e del dott. Massimiliano Stocchi

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