Il termine autogenia fa riferimento ad un processo spontaneo, che si genera da sè…
Tale principio fu inizialmente studiato e descritto da Schultz e Luthe nei loro lavori.
Il processo alla base dell’autogenia si fonda sulla naturale tendenza e capacità dell’organismo di attivare a livello fisiologico meccanismi e risorse di recupero.
L’organismo pertanto possiede una capacità di autorganizzazione finalizzata al raggiungimento e al mantenimento a livello fisiologico e nell’unità mente-corpo
di un equilibrio omeostatico.
L’autogenia quindi ha un funzionamento spontaneo e implicito in cui diversi meccanismi neurofisiologici si attivano e creano connessioni tra di loro determinando
a livello percettivo una “esperienza di autogenia” nell’organismo.
Tali meccanismi hanno in questa esperienza una funzione di recupero che è potenziata nello stato autogeno, ossia in quello stato di coscienza che si attiva
attraverso l’utilizzo di tecniche di rilassamento e di attenzione specifiche, come il training autogeno.
L’esperienza di autogenia potenzia quindi la consapevolezza del mondo interno nell’individuo integrando il funzionamento neurofisiologico autonomo dell’organismo
con l’insieme di percezioni e rappresentazioni legate a tale funzionamento implicito.
L’accesso all’esperienza di autogenia avviene attraverso il chiudere gli occhi e il graduale abbandonando e ascolto delle percezioni derivanti dal funzionamento
autonomo dell’organismo.
Bibliografia
Schultz J. H. (1986), Il training autogeno, Volume I, Esercizi Inferiori, Edizioni Feltrinelli, Milano.
Wallnöfer H. (1993), Anima senza ansia, Edizioni Universitarie Romane.
Deganello A. (2005 – 2006), “Corporeità e psicoterapia autogena”, Psiche Nuova, CISSPAT, Padova.
A cura di Dr. Sgarra Dario.