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IL RILASSAMENTO PROGRESSIVO DI JACOBSON

Con Jacobson si parla di misurazione oggettiva della tensione osservando come l’ampiezza dei riflessi varia in base alla tensione muscolare, maggiore è la tensione e più elevata sarà l’ampiezza del riflesso e minore la latenza, mentre nei soggetti rilassati ci sarà un abbassamento di ampiezza con aumento della latenza.

Secondo Jacobson è possibile giungere ad una misurazione delle funzioni psichiche osservando l’attività muscolare e, il rilassamento progressivo (PMR) da lui proposto, mira ad influenzare anche queste funzioni, infatti, una situazione stressogena genera una risposta che, se prolungata oltre lo stressor, provocherà un’elevata tensione cronica e un’iperattività su tutto il corpo con forte attivazione del sistema nervoso simpatico e costrizione dei vasi sanguigni del tessuto muscolare. Questa tensione muscolare rischia di attivare eccessivamente il sistema nervoso centrale provocando una serie di disturbi. Per impedire che ciò accada è necessario rilassare la muscolatura scheletrica, ridurre l’attivazione del simpatico, dell’ipotalamo e della corteccia cerebrale.
Nel rilassamento progressivo Jacobson avverte di evitare qualsiasi forma di suggestione e di aiutare il paziente ad essere sempre più indipendente dal terapeuta nell’esecuzione degli esercizi. Onde evitare influenze esterne, egli raccomanda di evitare l’utilizzo dell’EMG biofeedback.
Il corso di base dura circa 13 settimane e la prima sessione inizia con un’introduzione teorica del metodo, spiegando i meccanismi della tensione e del rilassamento e il paziente è invitato ad eseguire questi esercizi da solo a casa per almeno 1 ora al giorno aggiungendo, di volta in volta, nuovi gruppi muscolari da aggiungere a quelli appresi in precedenza. Jacobson ha proposto anche una riduzione al suo metodo di 1/3 per cui, invece di focalizzarsi per 3 ore su un gruppo muscolare, il paziente dovrà concentrarsi su 3 gruppi muscolari in 1 ora; questo metodo, però, offre meno benefici di quello completo. Ampiamente utilizzato in ambito clinico (disturbi cognitivi e psicosomatici) e scolastici (i bambini apprendono il metodo più velocemente perché, nel loro caso, non si parla di abitudini disadattive della postura portate avanti per anni).
Jacobson ci spiega come la tensione non sia altro che la contrazione di fibre muscolari che, se rilassate, sono libere dalla tensione. Solo quando si riesce ad identificare la tensione su di un gruppo muscolare, sarà possibile rilassarsi.

Gli esercizi
I gruppi muscolari sono 16 e gli esercizi si susseguono in questo modo (di alcuni sono state aggiunte immagini esplicative):
– rilassamento delle braccia partendo da quello dominante per poi passare, dopo qualche minuto di riposo, all’altro. Abbiamo prima il bicipite del braccio, tricipite del braccio, flessori della mano, estensori della mano (poi si procede con l’altro braccio secondo questo ordine);
– rilassamento delle gambe dei flessori del piede, flessori della gamba, estensori della gamba, flessori della coscia, estensori della coscia (si continua con l’arto opposto seguendo questo ordine);
– rilassamento del tronco;
– rilassamento del collo (piegare la testa all’indietro, piegare la testa in avanti con il mento verso il petto, piegare la testa a sinistra (destra) cercando di toccare la spalla sinistra (destra) con l’orecchio sinistro (destro);
– rilassamento dell’occhio (corrugare la fronte portando le sopracciglia in alto, restringere le sopracciglia verso il centro, chiudere fortemente gli occhi, guardare in alto tenendo le palpebre chiuse, muovere i bulbi oculari mentre gli occhi sono chiusi);
rilassamento muscoli del viso (serrare i denti, aprire la bocca, sorridere tenendo i denti serrati, spingere la lingua contro i denti anteriori, premere la punta della lingua all’indietro verso la gola, increspare le labbra, contare ad alta voce fino a dieci e dire a voce l’alfabeto).

A cura della dott.ssa Emanuela Tufano e del dott. Massimiliano Stocchi

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